Non so se qualcuno di voi si ricorda della funivia che fino al 1976 collegava Bologna con il santuario di San Luca. Di essa riporto una foto storica qui in basso e, brevemente, alcuni dati sul periodo di servizio e sulle caratteristiche tecniche.
Inaugurata il 14 Maggio 1931, dimessa il 7 Novembre 1976.
Funivia va e vieni con fune portante, due traenti e una telefonica per via di corsa.
Lunghezza inclinata: 1.328 metri;
Lunghezza orizzontale: 1.307 metri;
Pendenza media: 162 per mille;
Dislivello: 221 metri.
Si sviluppava su due campate con un unico pilone intermedio di cemento armato alto 25 metri; Scartamento: 5 metri in stazione, 7 metri al pilone;
Velocità: 3,60 metri al secondo;
Capacita dei veicoli: 20 persone;
Durata della corsa di 6 minuti e 42 secondi;
Portata oraria: 140–150 persone per ora e per ogni senso di corsa.
Oggi non esiste più nulla: è stato abbattuto l’unico pilone, mentre la stazione di partenza è stata trasformata in un edificio residenziale, come si vede nella foto sottostante.
L’attuale sindaco Giorgio Guazzaloca tempo fa annunciò di volerla ricostruire secondo le moderne tecnologie, ma chi sa mai se si farà, tra l’altro ormai a Bologna è tempo di campagna elettorale…
C’è qualcuno che sa qualcosa di più, ad esempio da quale ditta fu costruito tale impianto o se era ed è frequente in certi casi l'utilizzo di due funi portanti?
Riporto di seguito tre articoli pubblicati da Il Resto del Carlino nei giorni in cui la chiusura della funivia divenne una triste realtà. I primi due documentano sulle cause che portarono alla chiusura, mentre il terzo traccia una breve storia dell’impianto.
Da Il Resto del Carlino del 7 Novembre 1976
È scaduta la concessione dell'esercizio
Da domani ferma la funivia di S. Luca
La società non intende rinnovarla a causa del grosso deficit—Scioperano anche oggi i cinque dipendenti
Da domani la funivia per San Luca sarà chiusa. La concessione alla società che l'ha avuta in esercizio scade infatti oggi e non sarà rinnovata. I motivi: l'eccessivo costo che, dopo essere stato affrontato appunto dalla società con forti sacrifici, non potrà più essere sostenuto a meno di interventi da parte degli enti locali interessati al servizio.
Nello scorso anno circa 50 mila persone hanno usufruito delle «corse»: turisti, ma anche e sopratuttto abitanti della zona del colle che non hanno a disposizione altro mezzo pubblico per recarsi al lavoro e fare ritorno a casa.
Che cosa ne sarà del vecchio impianto? Le ipotesi possibili sono poche: da incontri avuti con il Comune e con la Curia, la società non ha avuto grandi promesse. Da parte della Curia, infatti, si è fatto presente che la spesa sostenuta annualmente per la manutenzione del solo porticato che conduce alla Basilica è già quasi superiore alle possibilità economiche. Per l'amministrazione comunale, invece, già oberata da debiti per le linee dell'Atc, affrontare un'ulteriore spesa per mantenere in esercizio la funivia sarebbe un ulteriore «colpo» alle già magre disponibilità.
In tutto questo frangente, chi si preoccupa di più della sospensione del servizio, oviamente, sono gli abitanti del colle ed i cinque dipendenti, che verrebbero a trovarsi da un giorno all'altro senza lavoro. Sembra infatti che a causa della loro età non possano essere «assorbiti» dall'Atc: l'unica possibilità attualmente ipotizzabile è quella—secondo i sindacati—di essere inseriti nel movimento cooperativo. Frattanto, per sottolinerae la loro rivendicazione di un nuovo lavoro, ieri i dipendenti hanno osservato due ore di scipopero (dalle 14 alle 16) e per oggi, se non interverranno fattori nuovi, dovrebbero incrociare le braccia per l'intera giornata, anticipando così di 24 ore la sospensione del servizio funiviario.
Da parte della società concessionaria, frattanto, si sono avute numerose prove di buona volontà per non far scomparire un servizio decisamente utile: l'ultima è quella, addirittura, di donare l'intero impianto al Comune. Ma quest'ultimo non se la sentirebbe di accettare un «dono» che, nel giro di qualche mese, gli verrebbe a costare alcune centinaia di milioni. Le «funi» d'acciaio che sorreggono e trasportano i vagoncini, infatti, dovranno essere fra poco sostituite ed il loro costo è di circa mezzo miliardo.
Servizio sociale, ma anche decisamente turistico, la funivia da quest'ultimo settore finora non ha avuto alcuna speranza. Eppure basterebbe che nell'anno il numero dei passeggeri aumentasse di qualche decina di migliaia per capovolgere o per lo meno appianare il rosso deficit. Anche Regione, Provincia e Camera di commercio non hanno assicurato alcun aiuto in extremis. Che cosa ne sarà allora, della vecchia funivia?
Da Il Resto del Carlino del 10 Novembre 1976
Non deve scomparire la funivia di San Luca
E' sempre stata un'immagine turistica di Bologna, in tutto il mondo: perché «cancellarla» di colpo?—Difficile organizzare un buon servizio di autobus sostitutivo
«Il servizio è provvisoriamente sospeso per lavori di manutenzione»: così dice un cartello affisso alla porta della stazioncina della funivia. «Provvisoriamente»; suona un po' male, giacché c'è il pericolo che la sospensione sia davvero definitiva. Finora, infatti, nessun passo avanti è stato compiuto nella complessa trattativa fra la Sacef, società concessionaria, e gli enti locali.
L'amministratore unico della società, Gino Pardera, è ormai da tempo impegnato in incontri, che si sono ridotti, però, a una sterile domanda senza alcuna risposta.Già il 26 gennaio scorso, nell'imminenza della scadenza della concessione (che era quarantennale: l'atto ufficiale porta le firme e i timbri del re e di Ciano) la Sacef inviò una lettera al sindaco, alla Regione, alla Provincia, alla Prefettura, alla Camera di Commercio, all'Ente provinciale per il turismo, all'Ispettorato della motorizzazione, alla Curia, alla Camera del lavoro e al quartiere Costa–Saragozza, facendo presente l'imminente scadenza della concessione e ricordando l'impossibilità, da parte della società stessa, di proseguire l'esercizio della funivia a causa del continuo aumento dei costi e della rarefazione del numero dei passeggeri.
Nella lettera, fra l'altro, si faceva presente che nel 1975 la società si era dovuta accollare una spesa di oltre 25 milioni per lavori prescritti dall'Ispettorato della motorizzazione e che, nonostante i contributi (estremamente esigui) di vari enti, la gestione dell'impianto aveva avuto, specie in questi ultimi anni, una passività insostenibile, per cui era stato fatto dalla società il massimo sforzo per giungere alla scadenza quarantennale della concessione. La lettera inoltre ricordava due articoli dell'atto di concessione, in base ai quali il Comune avrebbe avuto la facoltà di subentrare al concessionario rilevando gli impianti alla scadenza e, qualora il Comune non intendesse valersi di tale diritto, il concessionario avrebbe dovuto sospendere il servizio.
La lettera costituiva un vero «grido d'allarme»: ciò malgrado, soltanto il Comune rispose, fissando un incontro con l'amministratore.
Ora il dispiacere maggiore per l'amministratore della società (che fra l'altro ha proposto addirittura la donazione dell'intero impianto all'amministrazione comunale) è proprio quello di vedere un assoluto disinteresse da parte di tutti gli enti cittadini. La funivia—dice—in fondo è una caratteristica di Bologna: non vi è depliant che reclamizzi la città che non ne faccia cenno; vi sono vecchie stampe e cartoline che ne illustrano il tracciato che hanno fatto il giro del mondo. E' possibile che nessuno voglia ammettere le «benemerenze» del vecchio impianto? Non è forse un'attrattiva turistica? Non merita forse un contributo più cospicuo da quegli stessi enti che sovvenzionano abbondantemente, ad esempio, gli impianti di Lizzano, utilizzati sopratutto per le vacanze, mentre la funivia di San Luca costituisce un servizio pubblico?
Fra l'altro, lo stesso Pardera rileva come la sostituzione del servizio funiviario con quello autobussistico sia piuttosto improbabile: mentre la funivia compie il tragitto città–colle in poco più di quattro minuti, per un autobus il percorso richiede oltre venti minuti: quanti mezzi pubblici servirebbero, allora, la domenica, per portare alla basilica centinaia di persone?
Da Il Resto del Carlino del 12 Novembre 1976
Ha quasi mezzo secolo la funivia di San Luca
La funivia di San Luca è ferma, e il fatto francamente non ci piace, ci procura un disagio che è fisico e spirituale insieme.
Non si tratta soltanto di nostalgia, di «ripiegare liricamente il capo sopra ciò che sta scomparendo», come è stato recentemente scritto in un pamphlet sulla cultura bolognese: si tratta di riflettere sulla convenienza o meno di sopprimere un mezzo di trasporto utile alla cittadinanza e al turismo. È, infatti, chiaro che la soppressione della funivia costringerebbe coloro che hanno le loro abitazioni sul Colle della Guardia, i religiosi del Santuario e i numerosi turisti e pellegrini a ricorrere esclusivamente all'automobile o alle proprie gambe, perché un buon servizio sostitutivo di autobus sarebbe di non facile organizzazione.
Certo è che la decisione di sopprimere questa funivia priva Bologna anche di un elemento divenuto oramai peculiare della sua fisionomia paesaggistica e di una certa tradizione — sia pure relativamente recente — entrata nella vita della città. Non v'è dubbio che la funivia fa parte dell'immagine di Bologna, come il Santuario dedicato alla B. Vergine di San Luca, come il singolare portico che ad esso conduce con le sue edicole e cappelle per la via crucis e le lapidete ricordanti i cittadini che contribuirono con offerte in denaro alla sua costruzione.
«La Funivia» per i bolognesi è divenuta un toponimo della città — anche se non ufficialmente —, ha assunto la ben precisa connotazione di un punto di riferimento cittadino per quanto riguarda il luogo dove sorge la stazione di partenza a valle, proprio nel punto dove confluiscono la via Porrettana e la via Andrea Costa, dov'era un tempo la Villa Pardo. Transitando da quelle parti ci veniva spontaneo guardare se la funivia era in funzione o ferma, quasi per accertarci della sua presenza legata a piccole suggestioni infantili o comunque a memorie d'altri tempi, quando «prendere la funivia» era un'emozione e quasi un minuscolo viaggio in aereo: se anche vedevamo la cabina in sosta, eravamo certi che da un momento all'altro avrebbe ripreso la sua arrampicata verso la collina, e ciò in un certo senso ci rassicurava.
La realizzazione di un mezzo di trasporto alternativo alla pur piacevole, ma interminabile, camminata sotto le volte del porticato più lungo del mondo (km. 3,500 da Porta Saragozza al Santuario) risale ad un'epoca oramai lontana: l'ingegnere bolognese Alessandro Ferretti, che è senz'altro uno dei pionieri delle moderne tecniche di locomozione, studiò un progetto per l'installazione di una funicolare che, partendo dal Meloncello, doveva costeggiare il lunghissimo porticato fino ad arrivare alla chiesa in cima al colle. Il comune concesse di fare alcune prove, ma non se la sentì per dare il nullaosta per la realizzazione definitiva dell' impianto; allora il Ferretti si rivolse direttamente al ministero dei Trasporti ed ottenne un permesso provvisorio limitatamente al periodo di durata della Esposizione regionale del 1888 ai Giardini Margherita; purtroppo il decreto prefettizio con la concessione arrivò soltanto il 1.o agosto di quell'anno, a tre mesi dalla chiusura della grande manifestazione espositiva, e così la simpatica funicolare ebbe vita brevissima. Il 21 aprile 1889, fu fatto dal Ferretti un tentativo di ripresa dell'esercizio, ma il 25 luglio anche quest'ultimo esiguo periodo di attività ebbe termine.
L'attuale funivia, che raccolse l'immediato consenso fra i bolognesi, fu voluta, studiata e realizzata dall'ingegner Ferruccio Gaspari, il quale la progettò con un itinerario aereo che parte dal bivio dell'ex Villa Pardo, passa a destra del cascinale Ara Vecchia, a nord–ovest di Ca' Bellona, sorpassa il cascinale La Bora e raggiunge il Colle della Guardia al piazzale dell'ex forte superiore di San Luca, ove è situata la stazione a monte. Fu inaugurata ufficialmente il 14 maggio 1931 dall'allora ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano e benedetta dal cardinale Nasalli Rocca da Cornegliano, Arcivescovo di Bologna.
Gestita dalla Società anomima costruzione esercizio funivia (Sacef), la funivia bolognese è del sistema «va e vieni», con fune portante, due traenti e una telefonica per via di corsa. La lunghezza inclinata è di 1.328 metri; in orizzontale di 1.307 metri; la pendenza media è del 162 per mille; il dislivello superato di 221 metri. Si sviluppa su due campate con un unico pilone intermedio di cemento armato alto 25 metri; lo scartamento è di 5 metri in stazione, di 7 metri al pilone; la velocità è di 3,60 metri al minuto secondo; la portata di 20 persone; la durata della corsa di 6 minuti e 42 secondi; la potenzialità di trasporto è di 140–150 persone per ora e per ogni senso di corsa.
La Bologna–San Luca, quando entrò in funzione s'impose fra le meglio attrezzate, le più frequentate e le più economiche funivie d'Europa: il successo fu strepitoso, tanto che il suo costruttore poté così dichiarare in una memoria al Comune di Bologna: «Buona parte dei bolognesi nei giorni dedicati al riposo settimanale vanno volentieri al Colle della Guardia che solo ora, con la moderna funivia e con le attrezzature accessorie, può offrire le comodità indispensabili. Il traffico che si addensa particolarmente nei giorni festivi dimostra pure che la corrente dei turisti nasce anche in buona parte dalla finitime province, dalle quali in escursioni domenicali molto volentieri viene raggiunto il santuario di San Luca».
Inaugurata il 14 Maggio 1931, dimessa il 7 Novembre 1976.
Funivia va e vieni con fune portante, due traenti e una telefonica per via di corsa.
Lunghezza inclinata: 1.328 metri;
Lunghezza orizzontale: 1.307 metri;
Pendenza media: 162 per mille;
Dislivello: 221 metri.
Si sviluppava su due campate con un unico pilone intermedio di cemento armato alto 25 metri; Scartamento: 5 metri in stazione, 7 metri al pilone;
Velocità: 3,60 metri al secondo;
Capacita dei veicoli: 20 persone;
Durata della corsa di 6 minuti e 42 secondi;
Portata oraria: 140–150 persone per ora e per ogni senso di corsa.
Oggi non esiste più nulla: è stato abbattuto l’unico pilone, mentre la stazione di partenza è stata trasformata in un edificio residenziale, come si vede nella foto sottostante.
L’attuale sindaco Giorgio Guazzaloca tempo fa annunciò di volerla ricostruire secondo le moderne tecnologie, ma chi sa mai se si farà, tra l’altro ormai a Bologna è tempo di campagna elettorale…
C’è qualcuno che sa qualcosa di più, ad esempio da quale ditta fu costruito tale impianto o se era ed è frequente in certi casi l'utilizzo di due funi portanti?
Riporto di seguito tre articoli pubblicati da Il Resto del Carlino nei giorni in cui la chiusura della funivia divenne una triste realtà. I primi due documentano sulle cause che portarono alla chiusura, mentre il terzo traccia una breve storia dell’impianto.
Da Il Resto del Carlino del 7 Novembre 1976
È scaduta la concessione dell'esercizio
Da domani ferma la funivia di S. Luca
La società non intende rinnovarla a causa del grosso deficit—Scioperano anche oggi i cinque dipendenti
Da domani la funivia per San Luca sarà chiusa. La concessione alla società che l'ha avuta in esercizio scade infatti oggi e non sarà rinnovata. I motivi: l'eccessivo costo che, dopo essere stato affrontato appunto dalla società con forti sacrifici, non potrà più essere sostenuto a meno di interventi da parte degli enti locali interessati al servizio.
Nello scorso anno circa 50 mila persone hanno usufruito delle «corse»: turisti, ma anche e sopratuttto abitanti della zona del colle che non hanno a disposizione altro mezzo pubblico per recarsi al lavoro e fare ritorno a casa.
Che cosa ne sarà del vecchio impianto? Le ipotesi possibili sono poche: da incontri avuti con il Comune e con la Curia, la società non ha avuto grandi promesse. Da parte della Curia, infatti, si è fatto presente che la spesa sostenuta annualmente per la manutenzione del solo porticato che conduce alla Basilica è già quasi superiore alle possibilità economiche. Per l'amministrazione comunale, invece, già oberata da debiti per le linee dell'Atc, affrontare un'ulteriore spesa per mantenere in esercizio la funivia sarebbe un ulteriore «colpo» alle già magre disponibilità.
In tutto questo frangente, chi si preoccupa di più della sospensione del servizio, oviamente, sono gli abitanti del colle ed i cinque dipendenti, che verrebbero a trovarsi da un giorno all'altro senza lavoro. Sembra infatti che a causa della loro età non possano essere «assorbiti» dall'Atc: l'unica possibilità attualmente ipotizzabile è quella—secondo i sindacati—di essere inseriti nel movimento cooperativo. Frattanto, per sottolinerae la loro rivendicazione di un nuovo lavoro, ieri i dipendenti hanno osservato due ore di scipopero (dalle 14 alle 16) e per oggi, se non interverranno fattori nuovi, dovrebbero incrociare le braccia per l'intera giornata, anticipando così di 24 ore la sospensione del servizio funiviario.
Da parte della società concessionaria, frattanto, si sono avute numerose prove di buona volontà per non far scomparire un servizio decisamente utile: l'ultima è quella, addirittura, di donare l'intero impianto al Comune. Ma quest'ultimo non se la sentirebbe di accettare un «dono» che, nel giro di qualche mese, gli verrebbe a costare alcune centinaia di milioni. Le «funi» d'acciaio che sorreggono e trasportano i vagoncini, infatti, dovranno essere fra poco sostituite ed il loro costo è di circa mezzo miliardo.
Servizio sociale, ma anche decisamente turistico, la funivia da quest'ultimo settore finora non ha avuto alcuna speranza. Eppure basterebbe che nell'anno il numero dei passeggeri aumentasse di qualche decina di migliaia per capovolgere o per lo meno appianare il rosso deficit. Anche Regione, Provincia e Camera di commercio non hanno assicurato alcun aiuto in extremis. Che cosa ne sarà allora, della vecchia funivia?
Da Il Resto del Carlino del 10 Novembre 1976
Non deve scomparire la funivia di San Luca
E' sempre stata un'immagine turistica di Bologna, in tutto il mondo: perché «cancellarla» di colpo?—Difficile organizzare un buon servizio di autobus sostitutivo
«Il servizio è provvisoriamente sospeso per lavori di manutenzione»: così dice un cartello affisso alla porta della stazioncina della funivia. «Provvisoriamente»; suona un po' male, giacché c'è il pericolo che la sospensione sia davvero definitiva. Finora, infatti, nessun passo avanti è stato compiuto nella complessa trattativa fra la Sacef, società concessionaria, e gli enti locali.
L'amministratore unico della società, Gino Pardera, è ormai da tempo impegnato in incontri, che si sono ridotti, però, a una sterile domanda senza alcuna risposta.Già il 26 gennaio scorso, nell'imminenza della scadenza della concessione (che era quarantennale: l'atto ufficiale porta le firme e i timbri del re e di Ciano) la Sacef inviò una lettera al sindaco, alla Regione, alla Provincia, alla Prefettura, alla Camera di Commercio, all'Ente provinciale per il turismo, all'Ispettorato della motorizzazione, alla Curia, alla Camera del lavoro e al quartiere Costa–Saragozza, facendo presente l'imminente scadenza della concessione e ricordando l'impossibilità, da parte della società stessa, di proseguire l'esercizio della funivia a causa del continuo aumento dei costi e della rarefazione del numero dei passeggeri.
Nella lettera, fra l'altro, si faceva presente che nel 1975 la società si era dovuta accollare una spesa di oltre 25 milioni per lavori prescritti dall'Ispettorato della motorizzazione e che, nonostante i contributi (estremamente esigui) di vari enti, la gestione dell'impianto aveva avuto, specie in questi ultimi anni, una passività insostenibile, per cui era stato fatto dalla società il massimo sforzo per giungere alla scadenza quarantennale della concessione. La lettera inoltre ricordava due articoli dell'atto di concessione, in base ai quali il Comune avrebbe avuto la facoltà di subentrare al concessionario rilevando gli impianti alla scadenza e, qualora il Comune non intendesse valersi di tale diritto, il concessionario avrebbe dovuto sospendere il servizio.
La lettera costituiva un vero «grido d'allarme»: ciò malgrado, soltanto il Comune rispose, fissando un incontro con l'amministratore.
Ora il dispiacere maggiore per l'amministratore della società (che fra l'altro ha proposto addirittura la donazione dell'intero impianto all'amministrazione comunale) è proprio quello di vedere un assoluto disinteresse da parte di tutti gli enti cittadini. La funivia—dice—in fondo è una caratteristica di Bologna: non vi è depliant che reclamizzi la città che non ne faccia cenno; vi sono vecchie stampe e cartoline che ne illustrano il tracciato che hanno fatto il giro del mondo. E' possibile che nessuno voglia ammettere le «benemerenze» del vecchio impianto? Non è forse un'attrattiva turistica? Non merita forse un contributo più cospicuo da quegli stessi enti che sovvenzionano abbondantemente, ad esempio, gli impianti di Lizzano, utilizzati sopratutto per le vacanze, mentre la funivia di San Luca costituisce un servizio pubblico?
Fra l'altro, lo stesso Pardera rileva come la sostituzione del servizio funiviario con quello autobussistico sia piuttosto improbabile: mentre la funivia compie il tragitto città–colle in poco più di quattro minuti, per un autobus il percorso richiede oltre venti minuti: quanti mezzi pubblici servirebbero, allora, la domenica, per portare alla basilica centinaia di persone?
Da Il Resto del Carlino del 12 Novembre 1976
Ha quasi mezzo secolo la funivia di San Luca
La funivia di San Luca è ferma, e il fatto francamente non ci piace, ci procura un disagio che è fisico e spirituale insieme.
Non si tratta soltanto di nostalgia, di «ripiegare liricamente il capo sopra ciò che sta scomparendo», come è stato recentemente scritto in un pamphlet sulla cultura bolognese: si tratta di riflettere sulla convenienza o meno di sopprimere un mezzo di trasporto utile alla cittadinanza e al turismo. È, infatti, chiaro che la soppressione della funivia costringerebbe coloro che hanno le loro abitazioni sul Colle della Guardia, i religiosi del Santuario e i numerosi turisti e pellegrini a ricorrere esclusivamente all'automobile o alle proprie gambe, perché un buon servizio sostitutivo di autobus sarebbe di non facile organizzazione.
Certo è che la decisione di sopprimere questa funivia priva Bologna anche di un elemento divenuto oramai peculiare della sua fisionomia paesaggistica e di una certa tradizione — sia pure relativamente recente — entrata nella vita della città. Non v'è dubbio che la funivia fa parte dell'immagine di Bologna, come il Santuario dedicato alla B. Vergine di San Luca, come il singolare portico che ad esso conduce con le sue edicole e cappelle per la via crucis e le lapidete ricordanti i cittadini che contribuirono con offerte in denaro alla sua costruzione.
«La Funivia» per i bolognesi è divenuta un toponimo della città — anche se non ufficialmente —, ha assunto la ben precisa connotazione di un punto di riferimento cittadino per quanto riguarda il luogo dove sorge la stazione di partenza a valle, proprio nel punto dove confluiscono la via Porrettana e la via Andrea Costa, dov'era un tempo la Villa Pardo. Transitando da quelle parti ci veniva spontaneo guardare se la funivia era in funzione o ferma, quasi per accertarci della sua presenza legata a piccole suggestioni infantili o comunque a memorie d'altri tempi, quando «prendere la funivia» era un'emozione e quasi un minuscolo viaggio in aereo: se anche vedevamo la cabina in sosta, eravamo certi che da un momento all'altro avrebbe ripreso la sua arrampicata verso la collina, e ciò in un certo senso ci rassicurava.
La realizzazione di un mezzo di trasporto alternativo alla pur piacevole, ma interminabile, camminata sotto le volte del porticato più lungo del mondo (km. 3,500 da Porta Saragozza al Santuario) risale ad un'epoca oramai lontana: l'ingegnere bolognese Alessandro Ferretti, che è senz'altro uno dei pionieri delle moderne tecniche di locomozione, studiò un progetto per l'installazione di una funicolare che, partendo dal Meloncello, doveva costeggiare il lunghissimo porticato fino ad arrivare alla chiesa in cima al colle. Il comune concesse di fare alcune prove, ma non se la sentì per dare il nullaosta per la realizzazione definitiva dell' impianto; allora il Ferretti si rivolse direttamente al ministero dei Trasporti ed ottenne un permesso provvisorio limitatamente al periodo di durata della Esposizione regionale del 1888 ai Giardini Margherita; purtroppo il decreto prefettizio con la concessione arrivò soltanto il 1.o agosto di quell'anno, a tre mesi dalla chiusura della grande manifestazione espositiva, e così la simpatica funicolare ebbe vita brevissima. Il 21 aprile 1889, fu fatto dal Ferretti un tentativo di ripresa dell'esercizio, ma il 25 luglio anche quest'ultimo esiguo periodo di attività ebbe termine.
L'attuale funivia, che raccolse l'immediato consenso fra i bolognesi, fu voluta, studiata e realizzata dall'ingegner Ferruccio Gaspari, il quale la progettò con un itinerario aereo che parte dal bivio dell'ex Villa Pardo, passa a destra del cascinale Ara Vecchia, a nord–ovest di Ca' Bellona, sorpassa il cascinale La Bora e raggiunge il Colle della Guardia al piazzale dell'ex forte superiore di San Luca, ove è situata la stazione a monte. Fu inaugurata ufficialmente il 14 maggio 1931 dall'allora ministro delle Comunicazioni Costanzo Ciano e benedetta dal cardinale Nasalli Rocca da Cornegliano, Arcivescovo di Bologna.
Gestita dalla Società anomima costruzione esercizio funivia (Sacef), la funivia bolognese è del sistema «va e vieni», con fune portante, due traenti e una telefonica per via di corsa. La lunghezza inclinata è di 1.328 metri; in orizzontale di 1.307 metri; la pendenza media è del 162 per mille; il dislivello superato di 221 metri. Si sviluppa su due campate con un unico pilone intermedio di cemento armato alto 25 metri; lo scartamento è di 5 metri in stazione, di 7 metri al pilone; la velocità è di 3,60 metri al minuto secondo; la portata di 20 persone; la durata della corsa di 6 minuti e 42 secondi; la potenzialità di trasporto è di 140–150 persone per ora e per ogni senso di corsa.
La Bologna–San Luca, quando entrò in funzione s'impose fra le meglio attrezzate, le più frequentate e le più economiche funivie d'Europa: il successo fu strepitoso, tanto che il suo costruttore poté così dichiarare in una memoria al Comune di Bologna: «Buona parte dei bolognesi nei giorni dedicati al riposo settimanale vanno volentieri al Colle della Guardia che solo ora, con la moderna funivia e con le attrezzature accessorie, può offrire le comodità indispensabili. Il traffico che si addensa particolarmente nei giorni festivi dimostra pure che la corrente dei turisti nasce anche in buona parte dalla finitime province, dalle quali in escursioni domenicali molto volentieri viene raggiunto il santuario di San Luca».
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