INfatti, x questo si proponeva un 3S o un Funitel: ma la linea nn so se è adatta... parola agli esperti!!!!
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LAVIS Funivia "Direttissima della Paganella"
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Junior II
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Ora sono libero, un uomo OLTRE
Pace a me che non so amare ancora ciò che ho e non so non amar quel che non ho. (Claudio Baglioni)
Ho avuto il piacere di contattare l'ingegnere che ha progettato parte della direttissima. Mi ha spiegato che la funivia era tecnicamente debole. Mi spiego meglio: la direttissima era un'impianto che aveva un dislivello altissimo e ai tempi ciò non concedeva una grande portata pro cabina. In più l'esposizione al vento che fino al pilone ai Laghi Lamar era fortissima e all'inizio degli anni '60 fu inserito un peso zavorra in cabina e la portata scese ancora. Se considerate che spesso era ferma per il vento, la corsa era eterna e ai piloni si rimbalzava come delle palline da tennis all'interno delle cabine, motori ovviamente poco potenti, Lavis non era una località turistico-invernale (200m. s.l.m. circa) e non si potevano tagliare le gambe al resto del comprensorio Paganella...trovate il perchè questa funivia da primato è stata chiusa, ed è e rimarra un' utopia. Purtroppo la realtà è più triste di quanto desidereremmo.
Un saluto da Giorgetto 41
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Ai tempi sarebbe stata un'utopia la 3s di Kitzbuehel...guardate cosa c'è invece adesso. Ammetto che sia un'opera molto costosa;non metto in dubbio la fattibilità tecnica, i benefici per le località turistiche e il fatto che non cambierebbe la situazione per Molveno / Andalo /Fai...(come ho già detto). Bisogna effettivamente valutare i costi rispetto ai benefici che ho elencato sopra...ma questo si può fare solo con dati alla mano e a valle di uno studio di fattibilità.
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> Come funzionavano le porte? Tipo vecchi autobus? <
2 "ali" si ripiegano da un lato (verso l'interno della cabina, quindi con fastidio se è affollata) e 2 dall'altro.
Meccanismo semplicissimo: estremo centrale delle ali centrali che scorre con un perno colindrico in una guida a pavimento e sul soffitto; estremo esterno delle ali esterne imperniato fisso a pavimento e a soffitto.
bifune
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Avreste mai creduto di trovare le istruzioni di funzionamento dell'impianto e la foto dal pulpito di comando?
http://www.funivie.org/pagine/specia...ima_paganella/
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E' incredibile ... elettronica zero eppure piena di controlli... chissà come erano le armadiature elettriche (se c'erano) piene di relè e teleruttori....
Tac... tac Tac... tac Tac... tac ratatatatatatattac :D :D
Era un bel po' che seperavo di capire come avessero potuto fare i controlli anni fa... ora è quasi tutto chiaro
UNA DOMANDA PERO':
Come funzionavano i controlli per garantire le velocià e i dazi ?
Da quel che ho capito c'erano anche li controlli sullo spazio e sulla velocità
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Come funzionavano i controlli per garantire le velocià e i dazi ?
Da quel che ho capito c'erano anche li controlli sullo spazio e sulla velocità
Il controllo di velocità massima è effettuato con interruttori centrifughi, come detto anche nella monografia.
Per il controllo del rallentamento:
Una vite senza fine collegata alla puleggia motrice (o altra in contatto con la fune) muove sul banco i carrellini che simulano la posizione delle cabine; il meccanismo, pur essendo meccanico e in scala (a Rosareccio era 1:1000), è molto preciso. Quando il carrellino arriva al 1° dazio un interrurrore di prossimità (a rotella, schiacciato da un pattino del carrellino) avvia il servomotore che ruota all'indietro il reostato e fa rallentare la cabina fino al minimo. Contemporaneamente scatta un relè temporizzato (timer) tarato sul tempo necessario al rallentamento. Se il carrellino arriva al 2° dazio, (fine rallentamento, a una distanza di frenatura d'emergenza dall'ingresso in fossa) prima che il suddetto relè sia riscattato - ossia il rallentamento non è sufficiente - scatta la frenatura di emergenza, altrimenti la cabina entra in fossa a velocità minima, e si arresta quando fa scattare i fine corsa sugli ammortizzatori, i quali invertono anche il senso di marcia dei motori. Un processo analogo avviene all'avviamento. Il controllo dei tempi di rallentamento avviene nello stesso modo anche se è il manovratore a girare il reostato (rallentamento manuale).
E' con i suddetti meccanismi (che suppongo fossero anche ridondati, per sicurezza) che la funivia di Rosareccio poteva dirsi "automatica", ossia pilotata dai consensi dei vetturini, con la sola supervisione del macchinista.
bifune
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grazie per la spiegazione molto esauriente... pensavo qualcosa di molto più complesso, oggi è in effetti molto più complesso (ma molto più semplice da realizzare visto che esistono i fantastici plc) :D
Devo ammettere pero' una cosa... mi farebbe un po' paura pensare di salire su una funivia automatica gestita da rotelline e ingranaggini tipo orologio, anche se è affascinante come guardare gli orologi con le statuine che si muovono, preferisco sapermi in mano ad una serie di plc a logica ridondata :D
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Sabato sono passato da Lavis.
Ecco lo "stato dell'arte" della "Direttissima":
La stazione a valle è sempre al suo posto, utilizzata come deposito camion dalla ditta di trasporti "Tridente Cars" di Lavis. La biglietteria è ben tenuta ed è stata riconvertita in uffici della ditta; la zona di ricovero delle cabine invece è abbastanza mal tenuta (alcuni finestroni sono rotti e l'intonaco è scrostato); la zona fosse è stata isolata ed utilizzata come magazzino-officina. Non saprei dire se c'è ancora la puleggia di rinvio; certo è che non c'è traccia delle cabine.
Notare la poco elevata inclinazione del tetto, segno che alla partenza la pendenza delle funi non era molto elevata mentre nel corso della prima campata (la più lunga) compivano una grossa "pancia".
Tre vedute della linea da valle. Nella prima foto, in primo piano la costa dei Laghi di Lamar (1° pilone), in secondo piano un'altra costa (2° pilone) e sullo sfondo la vetta della Paganella. Dei due piloni non rimane nulla (tranne i plinti, probabilmente); ai Laghi di Lamar si può vedere un traliccio dell'Enel, però più a sud del percorso della Direttissima.
E infine una bellissima immagine storica presa dalla stazione a monte con la cabina n°1 in avvicinamento:
Ingrandimento:
Sabato sono passato pure da Zambana Vecchia, dove partiva la "Zambana-Fai" del 1925, ma non ho trovato nulla perchè lì la terribile frana del 1955 ha raso al suolo anche la stazione a valle. Nel bosco invece si può intravedere una piccola tagliata che sale verso Fai; qualcuno su questo forum ha scritto che qualche pilone si vede ancora, ma io personalmente non li ho mai visti...
Ciao a tutti e ricostruiamo la Direttissima!! :wink:
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Purtroppo no, so solo che è chiusa e piena di ripetitori. Una volta c'era un rifugio. Sarebbe interessante visitarla; anzi, dato che se non fosse per i ripetitori sarebbe proprio abbandonata, non è detto che magari non ci sia dentro ancora il motore...
Bisognerebbe mandare una e-mail alla "Valle Bianca s.p.a." o alla "Paganella 2001 s.p.a.", forse loro sanno di chi è...
Paolo prova tu a nome di tutto il sito! :wink:
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La sicurezza è sempre stata negativa (se si rompe si ferma)?
Devo ammettere pero' una cosa... mi farebbe un po' paura pensare di salire su una funivia automatica gestita da rotelline e ingranaggini tipo orologio, anche se è affascinante come guardare gli orologi con le statuine che si muovono, preferisco sapermi in mano ad una serie di plc a logica ridondata
Inoltre erano componenti tutti uguali (relè, interruttori, pulsanti), poco costosi e quindi facili da tenere a scorta: in caso di guasto era molto facile trovare il componente guasto (essendo semplice estrarlo dallo zoccolo, testarlo e rimontarlo) e sostituirlo al volo, riducendo al minimo il disservizio e quindi la necessità di ricorrere all'evacuazione.
Oggi non so se è così facile individuare un guasto a una scheda elettronica e sostituirla al volo (sono costose da tenere a scorta), e se il componente non è ridondato l'impianto non si muove più...
Nel settore ferroviario proprio per questa semplicità di riparazione sono ancora a relè e interruttori elettromeccanici (per legge, credo) tutti i circuiti di comando e controllo delle sicurezze (comando e controllo di scambi e segnali, stato di occupazione dei binari, ecc.). Solo le interfacce di comando e presentazione sono via via sostituite da sistemi computerizzati, perché consentono maggiori automatismi e reazioni più veloci agli inconvenienti, diminuendo il lavoro manuale degli operatori di banco, ma il cuore non è cambiato.
bifune
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bellissime foto piemonte funivie!
Il primo pilastro esiste ancora? Non ho mai notato niente dall'autostrada.
Secondo voi, c'erano file d'attese in inverno? Perche sicuramente e piu gradevole salire con la funivia di che farsi innumerevoli tornanti in macchina...
Pero, se l'hanno chiuse, vuol dire che non interessava...
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Originally posted by PaoloLa stazione a monte della Paganella (l'argano c'è ancora?):
The original photo:
Some more fotos from last year (24.1.2005):
> Album <
It was the most spectacular view I ever had from the top station of a ropeway. Nothing for today's people Much too dangerous
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Comunque ho notato che la vecchia funivia non arrivava dove arrivano oggi gli impianti ma, su una collinetta più in basso e più avanti (per che conosce la zona, sopra la curva della nuvola rossa alla fine del muro in alto a destra). Quindi si dovrebbe o allungare l'impianto o costruire altri impianti e piste per arrivare li.
ciao
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Ancora una volta si sente nominare un nostro fantastico fiore all'occhiello dell'ingegneria funiviaria e ancora una volta la storia ha una brutta fine, e ci troviamo a parlare di un pezzo di storia che ormai non esiste più e non ha lasciato quasi alcuna traccia.
Ringrazio PIEMONTE_FUNIVIE per le meravigliose foto messe a disposizione.
Non so se altri paesi avrebbero consentito che un impianto del genere venisse smantellato, ma noi italiani (i nostri amministratori...) raramente abbiamo il buon senso di conservare i nostri beni storici più preziosi (vedi come lasciano deteriorare il nostro materiale ferroviario storico...).
Anche se sicuramente l'impianto non avrebbe mai potuto essere in attivo, mi risulta che ci siano vari esempi di linee di arroccamento la cui gestione non sia proprio il massimo della reddività. Esistono tantissimi modi per promuovere un determinato servizio o località, e credo che la linea, una volta revisionata e dotata di maggior portata oraria, avrebbe potuto ancora avere un senso, se non altro per il fatto di detenere un record italiano di dislivello. 2000m in pochi minuti, potrebbero essere un buon richiamo, credo. Certo poi bisogna analizzare con più precisione tutto il contesto turistico della località, ma un opera così ardita andava conservata e pubbicizzata.
Non so se avete presente quanti cartelli hanno posizionato per la funivia Malcesine-Monte Baldo: praticamente ne trovi uno a quasi ogni incrocio importante nel raggio di 100Km. Insomma, con un po' di impegno, qualcosa si poteva fare per salvare questa funivia, considerando i miliardi che le amministrazioni buttano alle ortiche per progetti inutili e studi di fattibilità per cose che mai verranno realizzate.
Originally posted by alexcast View PostDevo ammettere pero' una cosa... mi farebbe un po' paura pensare di salire su una funivia automatica gestita da rotelline e ingranaggini tipo orologio, anche se è affascinante come guardare gli orologi con le statuine che si muovono, preferisco sapermi in mano ad una serie di plc a logica ridondata :D
Mah sai, si possono seguire due scuole di pensiero contrapposte riguardo all'elettronica:
la prima vuole dimostrare che "quello che non c'è non si può rompere" e quindi alla fine più complesso è un sistema, più aumentano le probabilità di guasti e la difficoltà di ricercarli.
La seconda viene seguita da chi pretende il massimo dei controlli su un sistema, e la possibilità di implementare facilmente funzionalità logiche aggiuntive, a volte anche non indispensabili. Si può prendere spunto dal settore automobilistico, dove le innumerevoli centraline sono state dotate di funzionalità via via più numerose e spesso sono fonte di notevoli grattacapi difficili da risolvere anche dai tecnici.
Come diceva bifune67, la logica elettromeccanica è ormai collaudata e non credo che le prestazioni in termini di sicurezza siano più scadenti se il sistema è ben progettato.
I guasti sono limitati a problemi di chiusura dei contatti dei relè e usura delle parti meccaniche, ma anche in quel settore sono stati fatti notevoli progressi e gli attuali attuali dispositivi garantiscono un affidabilità eccellente.
Le riparazioni sono semplici e la ricerca del guasto di solito è rapida, a differenza di un armadio pieno di schede dove potenzialmente qualche componete elettronico difettoso potrebbe farti impazzire per giorni, con falsi allarmi o guasti occasionali dovuti magari a una saldatura fredda su una piastra.
Le sovratensioni poi sono un vero incubo per un plc, che potrebbe essere messo k.o. in un microsecondo, bloccando permanentemente l'impianto.
In un armadio pieno di relè puoi arrangiarti, comandare manualmente i contatti e far arrivare le cabine in stazione evitando il soccorso in linea, cosa che con l'elettronica ti scordi, al pari che in un auto dove a causa di una centralina che si impalla, sei costretto a chiamare il carroattrezzi.
Insomma, ci sono i pro e i contro dell'elettronica, certo è che essa ha migliorato la gestibilità e aumentato la quantità delle funzioni implementabili in un impianto, ma a volte può essere fonte di grossi problemi che magari ad una logica elettromeccanica molto più rudimentale erano del tutto sconosciuti.
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Guardate cosa hanno scoperto quelli del quotidiano L'Adige di oggi 18/3/08: L'Ente nazionale italiano per il turismo fa ridere i polli!!!
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Svista Sul sito dell'Agenzia nazionale per il turismo: «Bellissima. Ve la consigliamo». Ma è chiusa dal '79
La funivia Lavis - Paganella? Per l'Enit c'è
BRUNO ZORZI LAVIS - Peccato che la stagione dello sci sia ormai al tramonto, perché sennò a sciare su in Paganella ci andavamo con la funivia. Con la funivia da Lavis: ma sì, con la buona vecchia «direttissima». Impazziti? No, no, mente sana e scintillante perché c'è scritto sul sito dell'Enit che su «la montagna pu bela del Trentin» ci si più andare via filo! E non vorrete mica che l'Enit, che altro non è che l'Agenzia nazionale del turismo, un «baraccone» grande così, si sbagli! Non vorrete mica che in un sito di tanta importanza per comunicare le bellezze di questo, che non per nulla chiamano il Belpase, scrivano senza che sia vero: «Si potranno fare gite nei dintorni di Trento. Particolarmente raccomandabile, quella alla cima della Paganella (m.2125) che si raggiunge con funivia da Lavis (km 8), con splendido panorama sulle Alpi»? Capito no? «Con funivia». Vero sarebbe stato se quelli dell'Enit l'avessero scritta questa frase prima del lontanissimo '79 (29 anni fa!), quando la famosa, ardita, strapiombante funivia, venne chiusa perché non si trovava una fune abbastanza lunga da sostituire quella messa con sforzo titanico a metà degli anni '50. Ma allora i siti erano solo quelli archeologici. Internet non c'era neanche nei libri di fantascienza. La funivia, da molti rimpianta, concluse la sua vita turistica 29 anni or sono e nel mondo dello svago ci arrivò l'8 dicembre del 1957. Che poi due anni fa a Lavis si sia pensato di rianimare la «direttissima» è vero anche quello, ma si è pensato solo. Nulla di concreto. Oddio, magari quelli dell'Enit, gente che gira il mondo ed è sicuramente più sveglia di noi che viviamo qui incassati tra le montagne, sanno già che da qui a poco si tornerà a «volare» in solo 8 minuti da Lavis alla cima della Paganella. Sta a vedere che hanno capacità di chiaroveggenza che noi di qui non abbiamo! Comunque sia, la «svista» (ma c'è un termine trentino più esatto per descriverla...sì insomma, la « monada ») sta in una sezione del sito nella quale si consigliano itinerari lungo lo Stivale. Noi, e il Sudtirolo, siamo stati messi in quello della Civiltà veneta e adriatica e già su questo ci sarebbe qualcosa da ridire. Col el leon de S.Marc non c'entriamo un granché ma non è poi una bestemmia. Certo che a livello nazionale sulla comunicazione turistica sul web son messi male, eh. Pensate che, fino ad ottobre, c'era un portale www.Italia.it per il quale sono stati spesi 45 milioni di euro (!). Sito che venne lanciato dal vicepremier Francesco Rutelli con una conferenza stampa su «you tube» in un inglese all'amatriciana tutto pieno di «pliz visit ve vebsaid, pliz visit auar cantri», e che doveva essere una finestrona sulla nostra patria turistica. Andate a vedere che fine ha fatto: chiuso! Chiuso anche perché il presidente nazionale di Unionturismo, Gian Franco Fisanotti un bel dì sbottò dicendo: «Siamo preoccupati per il contenuto fuorviante del portale: contiene errori madornali nelle informazioni sul Molise, sulle Marche, sulla Liguria e sull'Abruzzo. Il governo deve intervenire». Infatti, l'hanno oscurato. No, tanto per dire...
18/03/2008
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Anzi, secondo quanto scritto da Malagustita in prima pagina, il problema fu di una fune troppo lunga...
http://www.funiforum.org/funiforum/showthread.php?t=287
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La riapertura della funivia metterebbe sicuramente in crisi il bondone, che per il momneto l'unico vantaggio che ha è quello di essere il più comodo da Trento, perchè come piste la paganella è notevolmente superiore. Ma come dice sporty, sarebbe antieconomica e a forte rischio vento, ed inoltre tenderebbe a tagliare un po' fuori dall'orbita degli sciatori di giornata i centri di andalo e fai. Probabilmente se si deciderà di compiere un'opera molto costosa nel comprensorio della paganella, penso che si opterà per la cabinovia molveno-prati di gaggia.
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Quello che conosco della "direttissima" mi è stata raccontata da persone vicine alla società che ha vinto l'appalto per la rimozione delle funi dell'impianto.
La funivia aveva messo in crisi il turismo a Fai e Andalo e quando è stato il momento di decidere per la sostituzione delle funi qualcuno si è "guardato in tasca" ed ha capito che guadagnava di più a chiuderla. Chiusura avvenuta intorno al 1984/1986. La fune non è stata "sfilata" perché il costo superava il valore dell'appalto, di notte è stata recisa e lasciata cadere a valle con grave danno per quello che la fune da 48mm ha trovato nella sua caduta. La società incaricata alla rimozione è stata chiusa il giorno successivo. Non la più pallida idea degli eventuali strascichi giudiziari ma immagino che qualcuno a Trento conosca bene questa storia. Un saluto.
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Penso anch'io che la causa della chiusura sia questa....l'impianto avrebbe collegato l'autostrada direttamente alle piste, togliendo tutto il traffico (ed il guadagno) dei turisti che passavano per Mezzocorona, Fai ed Andalo per recarsi a sciare in Paganella.
Incredibile lo smontaggio delle funi...fino ad ora poteva essere una battuta, qualcuno l'ha decisamente messa in pratica....
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non penso che gli albergatori abbiano avuto dei danni,in quanto quelli che vengono a sciare per più giorni in albergo ci devono comunque andare,e in valle dell'adige non è che ce ne siano molti.
per il traffico dei pendolari secondo me sarebbe solo una soluzione,in quanto togli il problema dei parcheggi,e lo skipass devono farlo comunque...
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salve gente, segnalo un altro video, dove all'inizio si vede in funzione la funivia
http://www.youtube.com/watch?v=sxAlCwW1AL8
ho avuto modo di parlare per lavoro con un tale, nel 76 era stagionale alla funivia, mi ha raccontato di come alle ultime corse, rallentava di molto per il forte vento, si vedevano le corde dondolare parecchio, e a detta sua e di voci che girano, lo scopo della funivia era per la base nato sulla vetta che gestiva i ponti radio americani, una volta andati via è rimasta in servizio fino alla fine e poi lasciata andare purtroppo in rovina....
sono stato sù qualche settimana fà, appena ho un'attimo posto alcune foto della stazione a monte...
byez
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si, il vecchio rifugio cesare battisti e chiuso completo, in questa zona ci sono solo antenne, invece dall altra parte, come si vede in questa foto
e presente il rifugio La roda e la stazione di meteotrentino, ci si arriva o a piedi, o con seggiovia doppelmayer da molveno o con seggiovia divisa in tre tronconi da fai della paganella. Da fai, in circa 20 minuti sei in vetta, noi residenti paghiamo in estate il biglietto 6.25 euro andata e ritorno a testa.
byez
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finanziamento per cambio portante
Salve, per caso ho trovato questa vecchia discussione, e sempre per caso proprio quest'estate, parlando con mio zio gli ho chiesto notizie sulla vecchia funivia che io, da bambino, usavo per andare a sciare sulla Paganella ( era conveniente perchè avevamo anche gli sconti SAT :-)). Mio zio è stato per molti anni sindaco di Lavis, e si era preso a cuore il mantenimento di questa opera, orgoglio del Trentino e della Nazione. Mi ha raccontato di essere riuscito a raccogliere, girando di comune in comune della vallata, pressochè tutti i fondi necessari per il cambio della fune portante. Il problema, mi disse, fu politico, con la palese avversione del comune di Trento, affinche si completasse la sostituzione. Con un colpo di mano Trento vendette a privati e così, nonostante il miliardo di lire ( circa) garantito dal buon negozio dello zio, tutto andò a monte ( o a valle ? ) . Questi sono ricordi di chiacchere agostane con lo zio, quindi non garantisco di essere stato assolutamente preciso, ma penso che chiedendo in comune, ci sia traccia o memoria di questa azione. Di mio chiederò allo zio se avesse voglia di riparlarne sul forum ............ saluti. So anche chi fu a far tagliarela fune e creare il disastro ambientale, uno che aveva interessi negli apparati televisivi sulla cima .... ma è meglio glissare..
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Cercando notizie ho trovato quella che sembra essere la vera causa per la chiusura della funivia
LAVIS. «Voglio mettere la parola fine a quanto si va dicendo, da troppo tempo ormai, in merito alla fune traente delle funivia Direttissima della Paganella che, quando fu cambiata nel 1976, sarebbe stata tagliata 15 metri più corta del necessario. Si tratta di una vera e propria fandonia».
A parlare è Giuseppe Cielo, per anni caposervizio della funivia. L’ex responsabile chiede che sia fatta definitivamente chiarezza su una voce che - dice - è assolutamente infondata. Una voce che si è diffusa a tal punto da trasformarsi in «verità», agli occhi di molti. Ma così non fu, nella realtà storica. «Tanto è vero - spiega Cielo - che le cabine della capienza di 34 persone poterono funzionare regolarmente dal 1977 al maggio del 1979». Altre furono le ragioni che portarono allo smantellamento della storica Direttissima. «C’è da dire invece - continua Giuseppe Cielo - che la chiusura definitiva dell’impianto a fine maggio di quello stesso anno, fu dovuta alla mancata sostituzione della fune della cabina di soccorso, che non venne mai ordinata e che aveva allora un costo di 70 milioni di lire». (a.m.)
e quella che sembra essere la pietra tombale sulla possibile ricostruzione dell'impianto.
«Un sogno d'altri tempi, che oggi sarebbe fuori bilancio»
lavis..+-
LAVIS. Alberto Pedrotti, già presidente degli impiantisti trentini, ha della Direttissima della Paganella un ricordo da ragazzino: «Ero un giovanissimo turista milanese che veniva a sciare in Bondone. Quell'impianto in Paganella era noto come un'impresa formidabile: non dimentichiamo che a quei tempi la strada da Mezzolombardo a Fai della Paganella era una forestale e bisognava fare il giro da Cavedago per salire sull'altopiano». Eppure quell'impianto "formidabile" non avrebbe storia nemmeno ai tempi nostri, proprio per come è strutturato: «C'era già allora il problema di tutti gli impianti di arroccamento, con gli utenti che la mattina salgono in maniera dilazionata ma la sera sono lì che fanno la fila per scendere. E poi la mancanza di una pista per la discesa: al turista piace fare l'ultima discesa con gli sci ai piedi e non apprezza il fatto di dover salire in funivia per tornare all'auto. Infine, se non ricordo male, la scommessa della funivia della Paganella venne persa definitivamente quando costruirono a San Michele (e non vicino alla partenza dell'impianto) il casello autostradale dell'A22». Secondo Pedrotti una nuova Direttissima lavorerebbe molto poco ("quasi nulla") durante la settimana per riempirsi di passeggeri nei fine settimana, mentre i turisti settimanali salirebbero comunque in auto ad Andalo e Fai. «Una volta - continua - i costi di realizzazione erano in proporzione molto inferiori a quelli attuali. Attualmente un impianto simile costerebbe moltissimo e soldi da buttare via non ne ha nessuno perché la gente - inutile farsi illusioni - vuole arrivare sulle piste da sci con l'auto».
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