Le foto sono in origine in toni di grigio (bianco e nero), ma la carta ottiene un colore giallastro (sepia) con l'invecchiamento, e quindi il bianco si trasforma in giallo, e le tonalità di grigio in marrone... Spesso il color sepia viene apposto esplicitamente alle foto in bianco e nero per dar loro l'effetto di una foto invecchiata, oppure perchè questa tonalità viene considerata più calda e piacevole.

Io cercherei di lasciare la foto com'è. Diverso invece, se la digitalizzazione non avviene con uno scanner chiuso, ma con una fotocamera digitale alla luce di una lampada. In questo caso può rendersi necessaria la correzione del colore a seconda della fonte di luce utilizzata.

Leggevo appunto, e ho anche provato, che convertendo da colore in scala di grigio si perde definizione sui dettagli...

Non è una cattiva idea quella di lasciarla così com'è, un po' ingiallita; l'importante è evitare l'effetto moirè dovuto alla retinatura di stampa. Per questo in casi difficili conviene utilizzare una buona fotocamera piuttosto che lo scanner, in quanto intergra un apposito filtro per ridurre questo fastidioso difetto.

La retinatura pare comparire solo sul colore

Io la lascerei così. Convertendo in scala di grigio si perde inevitabilmente un po' di contrasto e la foto si appiattisce, oltre che perdere di originalità come documento. Se il retino si vede troppo si potrebbe usare, con Photoshop: Filtro > Disturbo > Smacchia. Quello che mi raccomando è fare la scansione a 305 dpi e possibilmente registrarla in Tiff con compressione LZW (per renderla meno pesante) che è l'unica "lossless", cioè senza perdita.

Sul nero non ci sono problemi


300 dpi non sono pochi per poter ingrandire una immagine ?

Se 300 dpi sono pochi o tanti dipende dalla dimensione dell'immagine:
- per una cartolina da 10x15 cm significherebbe ottenere 1200x1800 pixel
- un francobollo digitalizzato a 300 dpi invece risulta in soli 200x300 pixel
- con un poster formato DIN A0 invece si ottiene un file da 10.000x14.000 pixel

Se le tonalità sono in grigio o in seppia, non altera la definizione. Infatti con appositi filtri puoi convertire l'uno nell'altro senza perdere informazioni. È solo il nostro occhio umano che riesce a meglio identificare i dettagli, se c'è un po di colore, siccome nel centro della retina dei nostri occhi si trovano più cellule sensibili al colore che cellule per la luminosità.

L'indesiderato effetto moiré si ottiene, se la retinatura utilizzata nella stampa della foto è simile alla risoluzione utilizzata nella digitalizzazione. Se ad esempio la stampa è di 160 dpi, e la digitalizzazione avviene a 150dpi, allora avremmo un effetto ogni 16 pixel, quindi dei quadretti con spigoli da 3,6 mm. Per ovviare al problema consiglio di utilizzare un'alta risoluzione nella digitalizzazione, e dopo passare con un filtro passa-basso. L'immagine cosÌ "smussata" può essere rimpicciolita a qualsiasi dimensione senza effetti indesiderati.

300 dpi, io ho messo 305 perché corrisponde a 120 punti per cm, è la risoluzione standard che si adopera nelle scansioni. Un A4 di media densità scandito a quella risoluzione produce un file di circa 30 Mb. Per scansioni di tratti sottili e diapositive si può arrivare anche a 1200 dpi. Per il tuo caso fare una scansione con una risoluzione maggiore vuol dire solo avere un file più pesante e nessun vantaggio in termini pratici. Più vai a scavare e più esce il retino fotomeccanico con il quale è stata stampata la cartolina.