Se ben ricordo,anche la funivia arabba-porta vescovo di arabba (bz),nei primi anni '70,scarrucolo' causa incendio stazione motrice,causando la morte di un vetturino (l'impianto era chiuso al pubblico...)
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ARABBA Vecchia funivia Agudio del Portavescovo
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Sembra non sia morto nessuno neanche il vetturino e l'impianto era pieno di gente
http://archiviostorico.corriere.it/2...11127109.shtml
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Originally posted by TomBer View PostLa foto è degli anni '90, in quanto la Col Burz è già biposto. Invece non mi sembra di vedere la seggiovia che andava direttamente al Bec de Roces.
A me la seggiovia che si vede pare proprio la vecchia biposto diretta verso il Bec de Roces... La foto è molto sfuocata sullo sfondo, ma la linea si vede chiaramente e non arriva al Burz, che rimane piuttosto a sinistra della foto.
Inoltre visto che non si vedono tracce del DMC direi che siamo ben prima del 1990!
La Bec de Roces mi risulta essere 83, dismessa alla ventennale (2003)
Quindi la foto direi che è 83 - 88
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Ecco il racconto
Nel ' 72, sulla Marmolada, il macchinista Bruno Crepaz riportò indietro la cabina «Così strappai alle fiamme 55 persone sulla funivia» MILANO - «E' andata via la corrente e subito dopo sono divampate le fiamme. Intanto la funivia, con 55 persone a bordo, era sospesa nel vuoto, a 60 metri di altezza. Dovevo fermarla. Se avessi aspettato, il fuoco avrebbe fuso il cavo trainante, tutta quella gente sarebbe morta..».
Erano le 14 del 16 marzo 1972, quando anche l' Italia rischiò una tragedia analoga a quella austriaca. Una sciagura a cielo aperto, però. E che cielo: quello che si staglia sullo scenario unico della Marmolada. La cabina saliva dal comune ladino di Livinallongo, 1475 metri (del comprensorio sciistico di Arabba) al rinomato «belvedere» di Porta Vescovo, a quota 2600, le cui piste sono considerate tra le più belle delle Dolomiti(proprio di fronte al ghiacciaio della Marmolada). Un pericolo scampato grazie alla freddezza di Bruno Crepaz, 62 anni, in pensione da 3, dopo 27 trascorsi a manovrare gli impianti di risalita. E grazie anche alla prontezza di riflessi dei suo collaboratori Aldo Palla, 54 anni e Gino Dorigo.
«Ero a Porta Vescovo, dove ci sono i motori della trazione, perché ero il macchinista - ricorda Bruno Crepaz -. Nella cabina, infatti, viaggiava un dipendente della società, ma non era in grado di operare. Dopo aver fatto partire la funicolare a valle, la stazione dove mi trovavo ha preso fuoco. Ma la cabina con 55 persone, compresi donne e bambini, aveva già coperto una tratta di 500 metri. Doveva percorrerne 2100. Non ce l' avrebbe mai fatta. Era necessario fare qualcosa per evitare una strage sicura. Intanto ho bloccato subito l' impianto. Poi, manovrando con attenzione, pur senza vedere la cabina, perché era a oltre due chilometri da me, sono riuscito a riportarla, in retromarcia, al punto di partenza». Fu un vero miracolo. Lo conferma il compagno Aldo Palla, che ancora oggi lavora in quegli impianti della «Sofma», la società funivie di Arabba e Marmolada: «Pochi di minuti dopo, le fiamme si propagarono dappertutto e saltarono i cavi.
L' incendio era scoppiato nel sottotetto, sul lato sinistro, verso il Pordoi. Avvertii subito Bruno e tutto si concluse nel più felice dei modi: la gente ridiscese senza problemi e senza rendersi conto, immediatamente, del pericolo che aveva corso. Ci dettero una targa di riconoscimento, che abbiamo lasciato qui in funivia». Costantino Muscau
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